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Nuovo Blog!

 

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Il blog si è trasformato in nuovo progetto! Continuate a seguirci su Chasing Life and Reading Books !

Posted on 11 ottobre '15 by , under Frammenti. No Comments.

I needed to stop being what everyone thought I was.

Il mio rapporto con la scrittura è sempre stato complicato. Non sono mai stato molto bravo con i fatti, a trasportare nel mondo reale ciò che provavo, considerando i miei sentimenti come concetti a priori che avrebbero scatenato il panico una volta attraversato il Velo. Nella mia testa tutto è continuamente plausibile e in potenza, come in un sogno, quando non ti fermi a pensare perché tu stia lanciando dei dadi sospeso su di una foglia autunnale, lo fai e basta, aspettando il verdetto.

Mi sono sempre ritenuto più capace a trasformare in parole quello che provo. C’è chi dice che sia terapeutico, che l’elaborazione non possa nuocere, ma in realtà ne ho sempre avuto un po’ il timore. I ricordi, i sentimenti e le angosce prendono vita nelle nostre menti, intrappolati tra il passato e il futuro, ma il presente danza come un artista impazzito circondato da tele, vorticando con i pennelli in mano e aggiungendo sfumature di colori a seconda del tempo, o spirali vorticose quando il nostro cuore accelera o manca un battito. Scrivere definisce tutto, arresta il momento, crea un punto fisso dal quale non possiamo sottrarci, e io e le definizioni non siamo mai andati d’accordo.

Molto è cambiato, eppure ho procrastinato, atteso che il vento dell’Ovest portasse la pioggia, che l’autunno strappasse via i colori dell’estate, chiudendo il sipario e attendendo che lo spettacolo finisse, per riaprirlo sul palco spoglio, pronto per rivestire un altro ruolo. “Tutti nascondono la loro vera natura”; non ricordo quando ho iniziato a condividerne il significato, a pensare che fosse legittimo. Che mondo sarebbe se sanguinassimo rimpianti sul marciapiede, piangessimo sotto gli alberi, baciassimo gli sconosciuti spinti dal desiderio, esponessimo ogni singolo frammento della nostra personalità? Copriti con un mantello, indossa le tue maschere, ogni persona richiederà che tu ricopra un ruolo. Continueranno a definirti, fino a quando i frammenti non saranno sempre più sottili. “Le persone vanno e vengono, e spesso ci sentiamo come tele esposte, bianche, che anelano la pennellata fugace di qualche distratto passante, per poi attendere che il colore ingiallisca, dimentico del nome dell’artista di passaggio.” Questo è quello che pensavo alla nascita di questo blog, e parte di me lo pensa ancora.

Ma prova a trovare l’eccezione, chi anche solo per un attimo veda oltre le maschere. Vorrai tenerle comunque con te; non fa male sognare ma, quando non lo si fa da soli, c’è sempre qualcuno che si sveglia prima di un altro. Ma non crogiolarti nel voler mutare un rimpianto in ricordo, palmo a palmo, pelle contro pelle, calore di un corpo che discioglie il gelo. Forse è il destino di molti, alla fine diventeremo obsoleti, fatti di carne e rimpianti.

Odio le definizioni per la mia incapacità di fornirne di univoche. E così ti ho chiamato “casa”, “amico”, “ritorno”.

Odio le mie maschere e la velocità della gente nell’abituarsi ad esse. Eppure non sono sicuro di chi sarei adesso se non avessi mai mandato in frantumi lo specchio. Avrei saputo impersonare la “forza”, il “distacco”, il “perdono”?

Trova le eccezioni, chi riesca ad avvicinarsi ai frammenti senza paura di tagliarsi. Non serviranno definizioni, né maschere.

Il temporale continua con il suo richiamo. Il vento dell’Ovest reclama ancora un cambiamento, una fuga. Ma ormai è tutto nero su bianco. Per questa notte sarò io, fragile, spogliato dalle parole. Tornerò a indossare le maschere, ma forse non lo farò per me stesso. Grazie.

If every life is a river, then it’s little wonder that we do not even notice the changes that occur until we are far out in the darkest sea. One day you look around and nothing is familiar, not even your own face.
My name once meant daughter, grandaughter, friend, sister, beloved. Now those words mean only what their letters spell out; Star in the night sky. Truth in the darkness.
I have crossed over to a place where I never thought I’d be. I am someone I would have never imagined. A secret. A dream. I am this, body and soul. Burn me. Drown me. Tell me lies. I will still be who I am.”

Posted on 21 ottobre '13 by , under Frammenti. No Comments.

Presagio

Inaspettato, irrompe giù dal cielo sul mio corpo.
Ogni azione sembra disperdersi, ogni respiro annullarsi, soffocato dall’aria cupa dei ricordi.
Pensavi di essere l’unica ad osservare il mondo? Distaccata ed eterna, anziana ricoperta di stracci, sotto quale forma ti presenterai la prossima volta?
C’era un uomo appeso a quell’albero battuto dal vento.
Io a me stesso, costretto all’albero che nessun uomo conosce nelle radici del suo essere. Ma non scorgo segni nell’abisso, nessuna runa che mi porti saggezza, benessere, libertà.
Sento il latrare dei cani all’incrocio..

Io sono la Scrofa che divora i suoi piccoli.
Sono l’Anziana ricoperta di stracci che sta seduta al telaio.
Sono la vergine, la madre e la fine.
Sono la sposa che sacrifica il Consorte per dare la vita.
Tre candele sull’altare del tempo mi celebrano.
In una notte come questa hai chiamato il mio nome.
Il dito bruciato dal peso delle promesse, gli occhi vuoti, lo specchio infranto.
Cosa avevi visto nelle increspature dell’acqua?
Mi hai chiesto il dolce farmaco, ti ho mostrato la strada.
“C’è un uomo appeso a quell’albero battuto dal vento. Ferito dalla mia spada, io a me stesso, costretto all’albero che nessun uomo conosce”.
Ma Colui che torna non è colui che è partito.
E tornerò con la mia maschera preferita:
lo spettro di quella notte che t’appartiene.

Posted on 15 febbraio '13 by , under Frammenti. No Comments.

La Tenerina e le meditazioni al Cioccolato

Ingredienti:

– 3 uova

– 90 g di burro

– 150 g di zucchero

– 200 g di cioccolato fondente

– due cucchiai di farina tipo 00

– due cucchiai di fecola di patate

– zucchero a velo

La cucina mi ha sempre affascinato, il focolare domestico attorno al quale l’intera casa prendeva vita, il cuore pulsante dove le nostre antenate intrecciavano conoscenza e tradizioni. Ogni gesto rimanda ad un tempo lontano, ogni odore risveglia immagini e sensazioni antiche, condivise da tutti.

Preriscaldare il forno ventilato a 180 gradi. Far sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria, aggiungere il burro solamente quando inizierà ad ammorbidirsi. Mescolare di tanto in tanto con un cucchiaio di legno.

Accendo una candela sul davanzale della finestra, un invito per le anime dei miei cari ad unirsi a me. Spezzetto il cioccolato, lascio che le sue scaglie mi colorino la pelle, che il suo odore forte e deciso rischiari la mia mente. Presto diventerà una crema liscia e lucente, adattando la sua forma, trasformandosi con semplici e rapidi gesti. Mescolo in senso orario, lasciando che il cucchiaio disegni una spirale che dai bordi arriva al centro del pentolino. Riflessi, piccole scintille di luce danzano sulla superficie, per poi sparire nel vortice. La mente si riempie di immagini, una danza attorno al fuoco, la crema liscia usata come specchio per intravedere ciò che ci attende. Come nelle antiche tribù azteche, la mia mente si getta nella spirale, danzando e seguendo il ritmo del mio battito.

Spegnere il fuoco e lasciare la crema ad intiepidire. Predisporre due contenitori. Separare i tuorli dagli albumi. Con le fruste elettriche, montare a neve fermissima le chiare, aggiungendo prima un cucchiaio di zucchero a velo. Dopo aver lavato le fruste, montare i tuorli con lo zucchero, fino ad ottenere una crema liscia e ben ferma. Aggiungere ai tuorli così montati la crema al cioccolato fatta intiepidire, incorporandola con un cucchiaio di legno, mescolando dall’alto verso il basso per non smontare la crema.

Verso la crema nell’impasto di uova. Una striscia scura si mescola al composto chiaro, e man mano che procedo le striature si intrecciano, i pensieri si mescolano e si fondono, mentre i gesti ripetuti cullano le nostre menti verso uno stato più profondo. Un bosco sul limitare di una foresta, il vento gelido ulula e alita contro la finestra come in questo istante.

Ottenuto un impasto omogeneo, setacciare le due farine e unirle al composto di cioccolato e uova, mescolando sempre dall’alto verso il basso. Ottenuta una crema liscia e senza grumi, incorporare le chiare, facendo sempre attenzione a non smontarle. Foderata una teglia con carta da forno, versarvi all’interno l’impasto, livellandone la superficie con una spatola. Infornare per circa 20 minuti (effettuare la prova dello stuzzicadenti per verificarne la cottura).

Il forno rapidamente riempie la cucina dell’aroma del cioccolato. Attendo, riordinando utensili e pensieri. Le finestre si appannano, l’aria diventa quasi palpabile, ogni odore si smarrisce e viene rapito.

Terminata la cottura, estrarre dal forno e trasferire la torta su un piatto. Cospargere la superficie di abbondante zucchero e velo e lasciar raffreddare.

Spengo la candela, apro la finestra e lascio che l’aria calda e piena di profumi si getti all’esterno, un messaggio dolce, un richiamo perso nel vento. Penso a chi raggiungerà. Chiudo la finestra. Tutto è al tempo stesso uguale e mutato, come nella spirale dell’impasto. E’ bastato un po’ di cioccolato.

Posted on 17 gennaio '13 by , under Ricette: briciole e pensieri. No Comments.

Once upon a time…

C’era una volta un blog senza troppe pretese, se non quella di condividere gli sfoghi di due amici, due autori e personaggi costantemente intrappolati nelle fitte trame delle loro narrazioni. C’era la voglia di creare e nutrire un progetto da tempo sognato, ma che non erano mai riusciti a concretizzare come volevano, rapiti costantemente dai tranelli che Ananke poneva sul loro cammino. A distanza di un anno dall’ultimo post, per quanto le nostre strade a tratti si siano divise, abbiamo fatto ritorno qui, nostalgici e con la voglia di ricominciare. La terra ha tremato, molto è stato guadagnato e perso, ma l’amicizia che condividiamo, le nostre idee, passioni, sono state ancore contro la marea improvvisa, che tutto travolge, cancellando i sogni fugaci disegnati sulla sabbia.

Tornare a mettere le mani su questo progetto, farlo crescere, è la nostra sfida , la nostra forma di ribellione contro tutto quello che incontriamo nel nostro cammino.

C’era una volta un ragazzo. Non era un principe, non era conosciuto per il suo buon cuore o i suoi alti valori.

C’era una volta una ragazza. Non era una principessa, né la purezza del suo cuore incantava unicorni e ogni forma di vita, e per principio non si sarebbe fatta salvare da nessun principe.

Questa non è una favola dal lieto fine assicurato, ma in ogni storia si compie un viaggio. Questa è la nostra storia, a singhiozzi, schizofrenica, altalenante, bipolare e priva di morale. Forse insieme ne capiremo il significato.

Posted on 16 gennaio '13 by , under Frammenti. No Comments.

For every devil under the sun.

Quando ero piccolo mia nonna mi insegnava a confezionare sacchettini con rosmarino e malachiti, per tenere i temporali lontani dalla casa; latte e miele aiutavano la concentrazione e alleviavano i piccoli malanni di stagione; la buccia di una mela gettata a galleggiare nell’acqua sotto i raggi del plenilunio avrebbe mostrato le iniziali della persona a noi destinata; un ragno prima della mezzanotte portava guadagno, il canto insistente dei grilli dopo la mezzanotte scandiva l’orologio della vita, rintocchi che portavano via una persona cara.

Ma non conosco nessun rimedio per tenere lontano il tuo ricordo. Ho provato con il sale, a cospargere porte e finestre della mia mente con olio di menta piperita, per scacciare i ricordi indesiderati come fossero venditori ambulanti di sogni infranti. Sulla riva del fiume le nostre anime vanno a caccia dell’unico sasso bucato, da gettare nella corrente per liberarsi da ciò che le tormenta. Le nostre mani scavano nel passato sulla riva del fiume incessante del tempo, che tutto travolge, senza attendere che la persona sia realmente pronta.

Mi hai portato tu fin qui, oscurando la mia vista in uno strano gioco di malizia e fiducia. Ma ora tendo la mano fredda verso il buio, al centro di una radura in pieno inverno, dove gli alberi sembrano sospirare cantando canzoni in una lingua che non conosco, ma che ricorda tutto del nostro viaggio.

Come tornerò indietro? Raccolgo una foglia; il vento è propizio, quello dell’ovest. Apro le dita, e lascio che la corrente la trasporti. Troverà la via di casa.

For every evil under the sun,
There is a remedy, or there is none;
If there be one, try and find it,
If there be none, never mind it.

Posted on 11 dicembre '11 by , under Frammenti. No Comments.

Show me the river

Mi sveglio ogni giorno accanto al mio corpo freddo, avvolto dalla nebbia densa dei “se”. Ti hanno rubato l’ombra, lo sapevi? Vaga per la terra desolata, in attesa del ritorno. Versa le libagioni, attendi l’attimo in cui udirai la voce dall’altra parte del Velo. La voragine si nutre di sogni, scappa per il labirinto dell’essere, lancia una moneta ad ogni bivio, non importa. Ti raggiungerà come la marea di sospiri che hai lasciato sulle lenzuola, ora fredde e distanti.

I grilli in lontananza scandiscono il tempo, Parche invisibili che bisbigliano al tuo orecchio. Presto, l’ultimo inganno; stenditi, metti i piedi al posto della testa, la Morte passerà oltre, non ti riconoscerà.

E continuerai a vagare, senza meta, solo per protrarre il tuo viaggio.

Ti hanno rubato l’ombra, lo sapevi? L’ho inchiodata alla parete, insieme alle immagini dei tuoi “se”.

“I’ve been a traveler of far away lands

I’ve got love on my mind. but death on these hands

come homeward angel, show me the way

or will fate leave me dead in the tracks where I lay”

(Show me the river, Eastmountainsouth)


Posted on 18 novembre '11 by , under Frammenti. No Comments.

I heard a Fly buzz when I died

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Sentii una Mosca ronzare – mentre morivo –
Il Silenzio nella Stanza
Era come il Silenzio nell’Aria –
Tra Folate di Tempesta –

Gli Occhi intorno – si erano disseccati –
E i Respiri si accumulavano tenaci
Per quell’ultimo Assalto – quando la Regina
Si palesò – nella Stanza –

Feci testamento dei miei Ricordi – Elencai
Quelle parti di me che fossero
Assegnabili – e fu in quel momento
Che si interpose la Mosca –

Con un Azzurro – incerto – zoppicante Ronzio –
Fra la luce – e me –
E allora le Finestre vennero meno – e allora
Non vidi di non poter vedere –

(E. Dickinson 1863)

La mosca, l’insetto che accompagna la nostra quotidianità senza essere ormai più notata, diventa l’ultima sensazione concreta; il suo ronzio è incerto – come le nostre convinzioni sull’immortalità -, zoppicante – come il nostro viaggio verso l’ignoto. E la mosca diventa improvvisamente grande, non più un minuscolo insetto, ma l’ultimo sipario che si chiude.

Avere certezze sembra essere una vera e propria ossessione. Nascono con noi, ci confortano istintivamente ancora prima di comprenderle, e crescono diventando sempre più grandi, irraggiungibili, pretenziose, portandoci spesso a dimenticare ciò che è nostro per diritto di nascita. Si sostituiscono alle nostre priorità, spesso per colpa degli altri, della loro influenza, e quando crollano ci lasciano nudi, senza più un piano d’appoggio per quell’anima che abbiamo smesso di conoscere.

“Non avessi mai visto il sole avrei sopportato l’ombra

ma la luce ha aggiunto al mio deserto una desolazione inaudita.”

Amore, famiglia, salute, amicizie, studio, tutto aggiunge aspettative, reclama certezze; equilibristi sospesi nel vuoto ignari che la rete sia in realtà solo nelle nostre teste, abbandonati nella nostra quotidianità, con l’adrenalina che ad ogni cambiamento, ad ogni anche impercettibile movimento del filo, ci prepara alla lotta o alla fuga, a riempire il vuoto per compensarci, come un corpo che lotta per ritrovare equilibrio dopo l’asportazione di un organo, oppure a crogiolarci nella resa. E’ un meccanismo semplice, reso complicato dalle nostre conquiste, dai pensieri, dalla morale, dalle scelte, da tutto ciò che ci porta ad uno scalino più in alto nella scala evolutiva.

“Baby ballerina’s hiding somewhere in the corner,
where the shadow wraps around her
and our torches cannot find her,
she will stay there ‘til the morning,
crawl behind us as we are yawning,
and she will leave our games to never be the same.”

(Sugarcane, Missy Higgins)

Avete perso? Avete detto addio? Avete amato, ne siete stati certi? Abbiamo paura. Ecco il crollo, l’ignoto, l’adrenalina.

“So run, run fast Sugar Cane.
yeah you’d better run, run fast Sugar Cane.
And she said, “always, be afraid”.
Yeah you should, “always, be afraid”.

Combatti o fuggi?

Posted on 12 novembre '11 by , under Frammenti. No Comments.

Presentazione, Whispertowest

Non ci sono molti punti fermi, la routine è rassicurante solo fino ad un certo punto. Le persone vanno e vengono, e spesso ci sentiamo come tele esposte, bianche, che anelano la pennellata fugace di qualche distratto passante, per poi attendere che il colore ingiallisca, dimentico del nome dell’artista di passaggio. Ma un punto fermo siamo noi, la visione del mondo che condividiamo, gli errori che entrambi commettiamo e che spingono l’altro a maturare, o forse ancora più in basso, toccando insieme l’abisso, crogiolandoci un po’ in quel buio denso e soffocante prima di risalire. Forse in questo viaggio perderemo qualcosa, forse guadagneremo altro, o semplicemente riusciremo a tirare qualche somma, mettendo nero su bianco (o, vista la grafica, bianco su grigio) i nostri pensieri, intrecciati, vibranti, elettrici. A volte vi faranno ridere, altre vi trascineranno, partendo dal quotidiano, da qualcosa di banale, per finire poi in un posto del tutto inaspettato, dove l’unica cosa certa è che la strada del ritorno non è la stessa dell’andata. Un labirinto, perché in due possiamo avere dieci personalità, alternandole a seconda della stagione, del clima, della quantità di caffeina. Perché solo noi riconosciamo il nostro nucleo, ben protetto da una fitta coltre di personalità dallo spin antiparallelo, una nube dove il nostro vero io potrebbe essere rintracciato, ma mai con certezza assoluta. Provate a seguirci, provate a costruirci quando andremo in pezzi su queste pagine, quando ci frammenteremo e feriremo per rimetterci insieme, quando saremo sereni e pubblicheremo poesie, recensioni di libri, per poi ricominciare da capo. Mettiamoci in gioco, seguiteci anche voi. Si, ha ragione Fenice, non abbiamo buone intenzioni.

Posted on 27 settembre '11 by , under Frammenti. No Comments.

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