Archive for ottobre, 2013

Universi paralleli

Abbiamo un problema e si chiama universi paralleli.

Almeno una volta nella vita ci siamo scoperti a immaginare come sarebbe stato se/come potrà andare se. Io è una vita che passo il mio tempo a guardare il soffitto dell’universo dei what if. Il disco rigido del mio cervello si incanta e lancia continuamente filmati di come avrei potuto agire diversamente in una situazione, usare parole diverse, e i film vengono inevitabilmente riavvolti, le scene tagliate, le battute modificate. E’ un piacere trovare un confortevole rifugio in questo tipo di universi, in cui siamo essenzialmente noi i burattinai, noi che muoviamo le pedine come più ci piace. In un battito di ciglia, anche l’esperienza sessuale più sbagliata, la relazione più tossica, il rifiuto più doloroso possono trasformarsi in un cigno, se ci troviamo nel nostro universo parallelo. Il mio per esempio ha il pavimento fatto di copertine dei miei dischi preferiti e le canzoni partono in automatico a seconda del caso. Siamo esseri fatti di ricordi, pulsioni e sensi di colpa. La mia collezione di sensi di colpa è abbastanza ricca, sono tutti raggruppati in scaffali impolverati perchè è più comodo non rispolverarli e mostrarli a nessuno, anche se ogni tanto faccio ordine e qualcuno di loro mi cade in testa come un pesante libro. Penso che sia il loro modo di volermi aprire la mente, martellandola fino a che non ne esce un po’ di senno.  La maggior parte delle volte però non esce nulla dalla zucca, oppure solo materiale per farcire le pagine di questo blog.
Per quanto adori il mio universo parallelo con tutte quelle copertine colorate, si tratta di un inganno. Voler dare un finale diverso agli eventi non li cancella, non ci rende migliori, è semplicemente acqua passata. Vuoi rimanere li davanti a guardare tutta quell’acqua o vuoi guardare dentro al tuo universo reale? E con reale non intendo dire che sia meno o più autentico, dico solo che è l’universo in cui la tua vita deve crearsi una strada. Ora. No linee parallele.

Wake up and smell the shit around you.

E con questo vi lascio al vostro Halloween.

La Fenice Viola

Posted on 31 ottobre '13 by , under Frammenti. No Comments.

I needed to stop being what everyone thought I was.

Il mio rapporto con la scrittura è sempre stato complicato. Non sono mai stato molto bravo con i fatti, a trasportare nel mondo reale ciò che provavo, considerando i miei sentimenti come concetti a priori che avrebbero scatenato il panico una volta attraversato il Velo. Nella mia testa tutto è continuamente plausibile e in potenza, come in un sogno, quando non ti fermi a pensare perché tu stia lanciando dei dadi sospeso su di una foglia autunnale, lo fai e basta, aspettando il verdetto.

Mi sono sempre ritenuto più capace a trasformare in parole quello che provo. C’è chi dice che sia terapeutico, che l’elaborazione non possa nuocere, ma in realtà ne ho sempre avuto un po’ il timore. I ricordi, i sentimenti e le angosce prendono vita nelle nostre menti, intrappolati tra il passato e il futuro, ma il presente danza come un artista impazzito circondato da tele, vorticando con i pennelli in mano e aggiungendo sfumature di colori a seconda del tempo, o spirali vorticose quando il nostro cuore accelera o manca un battito. Scrivere definisce tutto, arresta il momento, crea un punto fisso dal quale non possiamo sottrarci, e io e le definizioni non siamo mai andati d’accordo.

Molto è cambiato, eppure ho procrastinato, atteso che il vento dell’Ovest portasse la pioggia, che l’autunno strappasse via i colori dell’estate, chiudendo il sipario e attendendo che lo spettacolo finisse, per riaprirlo sul palco spoglio, pronto per rivestire un altro ruolo. “Tutti nascondono la loro vera natura”; non ricordo quando ho iniziato a condividerne il significato, a pensare che fosse legittimo. Che mondo sarebbe se sanguinassimo rimpianti sul marciapiede, piangessimo sotto gli alberi, baciassimo gli sconosciuti spinti dal desiderio, esponessimo ogni singolo frammento della nostra personalità? Copriti con un mantello, indossa le tue maschere, ogni persona richiederà che tu ricopra un ruolo. Continueranno a definirti, fino a quando i frammenti non saranno sempre più sottili. “Le persone vanno e vengono, e spesso ci sentiamo come tele esposte, bianche, che anelano la pennellata fugace di qualche distratto passante, per poi attendere che il colore ingiallisca, dimentico del nome dell’artista di passaggio.” Questo è quello che pensavo alla nascita di questo blog, e parte di me lo pensa ancora.

Ma prova a trovare l’eccezione, chi anche solo per un attimo veda oltre le maschere. Vorrai tenerle comunque con te; non fa male sognare ma, quando non lo si fa da soli, c’è sempre qualcuno che si sveglia prima di un altro. Ma non crogiolarti nel voler mutare un rimpianto in ricordo, palmo a palmo, pelle contro pelle, calore di un corpo che discioglie il gelo. Forse è il destino di molti, alla fine diventeremo obsoleti, fatti di carne e rimpianti.

Odio le definizioni per la mia incapacità di fornirne di univoche. E così ti ho chiamato “casa”, “amico”, “ritorno”.

Odio le mie maschere e la velocità della gente nell’abituarsi ad esse. Eppure non sono sicuro di chi sarei adesso se non avessi mai mandato in frantumi lo specchio. Avrei saputo impersonare la “forza”, il “distacco”, il “perdono”?

Trova le eccezioni, chi riesca ad avvicinarsi ai frammenti senza paura di tagliarsi. Non serviranno definizioni, né maschere.

Il temporale continua con il suo richiamo. Il vento dell’Ovest reclama ancora un cambiamento, una fuga. Ma ormai è tutto nero su bianco. Per questa notte sarò io, fragile, spogliato dalle parole. Tornerò a indossare le maschere, ma forse non lo farò per me stesso. Grazie.

If every life is a river, then it’s little wonder that we do not even notice the changes that occur until we are far out in the darkest sea. One day you look around and nothing is familiar, not even your own face.
My name once meant daughter, grandaughter, friend, sister, beloved. Now those words mean only what their letters spell out; Star in the night sky. Truth in the darkness.
I have crossed over to a place where I never thought I’d be. I am someone I would have never imagined. A secret. A dream. I am this, body and soul. Burn me. Drown me. Tell me lies. I will still be who I am.”

Posted on 21 ottobre '13 by , under Frammenti. No Comments.

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