Presagio

Inaspettato, irrompe giù dal cielo sul mio corpo.
Ogni azione sembra disperdersi, ogni respiro annullarsi, soffocato dall’aria cupa dei ricordi.
Pensavi di essere l’unica ad osservare il mondo? Distaccata ed eterna, anziana ricoperta di stracci, sotto quale forma ti presenterai la prossima volta?
C’era un uomo appeso a quell’albero battuto dal vento.
Io a me stesso, costretto all’albero che nessun uomo conosce nelle radici del suo essere. Ma non scorgo segni nell’abisso, nessuna runa che mi porti saggezza, benessere, libertà.
Sento il latrare dei cani all’incrocio..

Io sono la Scrofa che divora i suoi piccoli.
Sono l’Anziana ricoperta di stracci che sta seduta al telaio.
Sono la vergine, la madre e la fine.
Sono la sposa che sacrifica il Consorte per dare la vita.
Tre candele sull’altare del tempo mi celebrano.
In una notte come questa hai chiamato il mio nome.
Il dito bruciato dal peso delle promesse, gli occhi vuoti, lo specchio infranto.
Cosa avevi visto nelle increspature dell’acqua?
Mi hai chiesto il dolce farmaco, ti ho mostrato la strada.
“C’è un uomo appeso a quell’albero battuto dal vento. Ferito dalla mia spada, io a me stesso, costretto all’albero che nessun uomo conosce”.
Ma Colui che torna non è colui che è partito.
E tornerò con la mia maschera preferita:
lo spettro di quella notte che t’appartiene.

Posted on 15 febbraio '13 by , under Frammenti. No Comments.

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