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Universi paralleli

Abbiamo un problema e si chiama universi paralleli.

Almeno una volta nella vita ci siamo scoperti a immaginare come sarebbe stato se/come potrà andare se. Io è una vita che passo il mio tempo a guardare il soffitto dell’universo dei what if. Il disco rigido del mio cervello si incanta e lancia continuamente filmati di come avrei potuto agire diversamente in una situazione, usare parole diverse, e i film vengono inevitabilmente riavvolti, le scene tagliate, le battute modificate. E’ un piacere trovare un confortevole rifugio in questo tipo di universi, in cui siamo essenzialmente noi i burattinai, noi che muoviamo le pedine come più ci piace. In un battito di ciglia, anche l’esperienza sessuale più sbagliata, la relazione più tossica, il rifiuto più doloroso possono trasformarsi in un cigno, se ci troviamo nel nostro universo parallelo. Il mio per esempio ha il pavimento fatto di copertine dei miei dischi preferiti e le canzoni partono in automatico a seconda del caso. Siamo esseri fatti di ricordi, pulsioni e sensi di colpa. La mia collezione di sensi di colpa è abbastanza ricca, sono tutti raggruppati in scaffali impolverati perchè è più comodo non rispolverarli e mostrarli a nessuno, anche se ogni tanto faccio ordine e qualcuno di loro mi cade in testa come un pesante libro. Penso che sia il loro modo di volermi aprire la mente, martellandola fino a che non ne esce un po’ di senno.  La maggior parte delle volte però non esce nulla dalla zucca, oppure solo materiale per farcire le pagine di questo blog.
Per quanto adori il mio universo parallelo con tutte quelle copertine colorate, si tratta di un inganno. Voler dare un finale diverso agli eventi non li cancella, non ci rende migliori, è semplicemente acqua passata. Vuoi rimanere li davanti a guardare tutta quell’acqua o vuoi guardare dentro al tuo universo reale? E con reale non intendo dire che sia meno o più autentico, dico solo che è l’universo in cui la tua vita deve crearsi una strada. Ora. No linee parallele.

Wake up and smell the shit around you.

E con questo vi lascio al vostro Halloween.

La Fenice Viola

Posted on 31 ottobre '13 by , under Frammenti. No Comments.

Florence And The Machine – Ceremonials

Se non conoscete i Florence and The Machine non è mai troppo tardi per rimediare. Si perchè appena sentirete cantare quella che è l’anima del gruppo, la cantante Florence Welch, ve ne innamorerete all’istante. Poche voci sanno essere così estese e potenti mantenendo raffinatezza e pulizia vocale, oltre a una notevole dose di intensità.

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Oltre a Florence fanno parte della band anche Isabella Summers alias Isa Machine, Robert Ackroyd (chitarra), Christopher Lloyd Hayden (batteria), Mark Saunders (basso) e Tom Monger (arpa), tutti inglesi. Florence è infatti nata e cresciuta a Londra, ha studiato arte al college, per poi dedicarsi solo al canto. E a proposito di arte, quando ce l’avete davanti sembra proprio uscita da un quadro preraffaelita, con i capelli rosso fuoco, la pelle di un bianco marmoreo, la voce che quando ti parla sembra un sussurro, la figura longilinea e aggraziata, quasi appartenesse a un’altra dimensione. Non fatevi ingannare da tutto ciò, perchè la Florence on stage è in grado di spostare mari e monti e far tremare scenografie. Lo sa bene chi ha avuto la fortuna di assistere a un suo concerto dal vivo, dove Florence tira fuori la menade che è in lei, balla e saltella rigorosamente a piedi nudi da un’estremità all’altra del palco, continuando a cantare con la stessa potenza anche a un’ora dall’inizio, salendo e scendendo con la voce, come se fosse la cosa più naturale del mondo, con una grazia fuori dal comune. Questa 26enne non è umana, è nata nell’epoca e sul pianeta sbagliati, per nostra fortuna.
E la fortuna dei Florence and The Machine l’ha fatta il loro primo album, Lungs, uscito nel 2009 e subito schizzato in vetta alle classifiche inglesi, dando visibilità al gruppo. Un album “indie” come lo definisce la stessa Florence, ben fatto, ma se volete questo non basta alle vostre orecchie, ascoltate Ceremonials, uscito il 31 ottobre 2011, ad Halloween, perchè la Florence è un’anima inquieta, intrinsecamente macabra e contorta (parole sue, eh).
E l’ inquietudine è il filo rosso dei testi di Ceremonials, assieme a temi come luce, buio, amore,  morte e incomunicabilità.
Di seguito la tracklist:

1. Only If For The Night
2. Shake It Out
3. What The Water Gave Me
4. Never Let Me Go
5. Breaking Down
6. Lover To Lover
7. Seven Devils
8. Heartlines
9. Leave My Body
10. Spectrum
11. All This And Heaven Too

Lasciatevi incantare  dagli arrangiamenti curatissimi, tra tastiere, chitarre, un’arpa sublime e percussioni incalzanti, quasi come in un’epica battaglia, oltre che dalla voce soprannaturale di Florence. Il sound è più barocco rispetto all’album precedente, ma per nulla pesante, anzi ogni strumento è funzionale alla creazione dell’atmosfera giusta per ogni pezzo.
Come potete notare già i titoli dicono tutto, Seven devils, Shake it out, i loro testi parlano dei demoni interiori che ci stanno sempre alle costole e di cui vorremmo liberarci (e chi non ne ha?).
La pace è qualcosa di sconosciuto, anche se una piccola speranza rimane sul fondo di questo vaso di Pandora, ed è quel “it’s always darkest before the dawn” in Shake it out, che ci ricorda come, la notte è sempre più oscura prima che arrivi l’alba. E’ musica quasi terapeutica, che ognuno di noi può sentire vicina, e che può abbracciare per sentirsi meglio, in una sorta di esorcismo musicale.
E di morte si parla in questo album (i funerali sono una fonte di ispirazione per la Welch, ha detto) già nella canzone che apre la tracklist, Only it for a night, dedicata alla nonna deceduta da poco, che in sogno viene a far visita a Florence, lasciandole non messaggi criptici ma solo un consiglio: dovresti concentrarti.
Ma non c’è solo il buio in questo album, abbiamo anche canzoni incalzanti e tambureggianti (Florence vorrebbe fare la batterista, se non fosse cantante) come Heartlines, Lover to lover, All this and heaven too, che cercano di aprire verso la luce. Discorso a parte per Spectrum, all’apparenza oscura, ma dal testo positivo, dove i colori sulla pelle si fanno luce, di quelle che scacciano i fantasmi e la paura. A mio parere il video di Spectrum si aggiudica il premio come miglior video dell’anno, diretto da personaggi del calibro di David LaChapelle e John Byrne. In più la canzone è stata nominata ai Brit Award come best single of the year. Teniamo le dita incrociate!

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Se volete ascoltare qualcosa di più recente, buttatevi su Breath of life (colonna sonora di Snowhite and the huntsman, alias Biancaneve e il cacciatore) e Sweet nothing, quest’ultima di Calvin Harris feat Florence Welch. Due pezzi che non vi deluderanno.
Che dire di più, direi di avervi annoiato anche troppo, non vi resta che ascoltarvi questo meraviglioso album e appassionarvi ai Florence and The Machine. Lo potete trovare ovunque, da acquistare su iTunes e Amazon, oppure in streaming su siti come Deezer. Buon ascolto e alla prossima!

Posted on 17 gennaio '13 by , under Note in libertà. No Comments.

Dentro a ogni notte c’è un personaggio e un autore. Parte 1

Ci riunivamo in quel teatro di notte, quando il resto della città dormiva. Smessi i panni di insegnante d’inglese, di studente universitario, di avvocato, ne vestivamo di altri, più comodi, lasciavamo che i nostri demoni uscissero allo scoperto come per la notte di Halloween, come nelle feste dionisiache e come nel Carnevale.

Non si trattava di maschere, ma di un entrare in contatto con ciò che di giorno tenevamo nascosto, chi per paura, chi per comodità, chi perchè è così e basta.

Potevamo scegliere di essere qualsiasi personaggio, in quel luogo sospeso tra spazio e tempo.

La notte implorava di essere vissuta, la luna chiedeva di restare. Quella notte, il mio osservare in silenzio fu interrotto da Carmen che aveva iniziato a suonare una sorta di arpeggio avvolgente. Le sue dita accarezzavano dolcemente le corde producendo qualcosa di raffinato da quell’insieme di legno e nylon. Marina rideva e danzava felice come una bambina, senza curarsi della musica. Davide vestiva i panni di una moderna Lady Macbeth.

Incontrandoci alla luce del giorno, avresti potuto pensare che fossimo persone comuni, convenzionali, che si alzano presto per andare chi al lavoro chi in facoltà. Tuttavia di notte in teatro, amavamo slegarci da quella corda troppo stretta che è la quotidianità, o che forse più semplicemente siamo noi stessi.

Uscire da se stessi apre un milione di strade, sta a noi scegliere.

Posted on 25 dicembre '11 by , under Frammenti. No Comments.

Malfunzionamenti che ti accorgi di avere.

Dell’essere bambini si dice in giro che dovremmo conservare una cosa: la meraviglia.

Cosa ho conservato io? Lo stesso atteggiamento che porta un bambino a desiderare ardentemente un giocattolo, il quale dopo poco tempo finisce per essere buttato nella cesta insieme a tutti gli altri. Ecco, io sono una che si stufa. Posso innamorarmi a prima vista di oggetti animati e inanimati, e dopo averli consumati inizio ad annoiarmi e allontanarmi. Il problema è che è un malfunzionamento intrinseco, non nasce da voglia di fare del male o cosa. Semplicemente accade.

Quando un bambino cresce ricorda con piacere i propri giocattoli, non li ha dimenticati. Da adulto potremmo beccarlo a desiderare di giocarci ancora.

Per quanto mi possa stufare, nemmeno io mi dimentico delle fissazioni, e posso dire che riscoprirle a distanza di tempo non è affatto male.

Posted on 9 dicembre '11 by , under Frammenti. No Comments.

Leave my body. Or stay.

Sigillati nei nostri corpi che ci appaiono ora terra senza confini, ora macchia sporca e scomoda. Di sera, di fronte a un bicchiere riempito di rosso, i demoni vengono a farci visita e a giocare a palla con i sensi di colpa, come vecchi amici. E il corpo diventa carne da dare in pasto ai miei demoni. Le loro braccia mi trasportano in angoli che non conosco (sono ancora dentro al mio corpo?).

E avevamo freddo ed eravamo chiari, senza colori sulla pelle. Eravamo leggeri e sottili come la carta, e tuttavia lo sai che la carta è tagliente come la lama di un bisturi. Siamo come alberi le cui foglie hanno scelto il suicidio d’autunno. E i rami rimangono nudi, come statue di marmo greco che non sentono il tempo.

Sono nata sotto una nuvola grigia,  sarai abbastanza forte per rimanere ad affrontare il temporale o fuggirai?

 

Posted on 12 novembre '11 by , under Frammenti. 2 Comments.

Presentazione, Fenice Viola

Cosa spinge due amici a scrivere insieme, oltre alla solidarietà dettata dall’amicizia? Di certo c’è il nostro insolito punto di vista sulla realtà, cinico, amaro, ma dannatamente realistico (credeteci le nostre vite sono veramente incasinate) ad unirci. Poi sappiamo analizzare la realtà con una precisione degna di un’analisi biochimica, i dettagli sono il nostro forte, preparatevi. Inoltre sappiamo risorgere dalle nostre ceneri, come le fenici. Ma sappiamo risorgere anche dai fallimenti, dalle batoste quotidiane, un po’ come tu che stai leggendo, ma con il nostro modo, a suon di acidità. Non siamo belli e luccicanti, non pretendiamo di piacervi, anzi molte volte avrete la nausea a forza di leggerci, ma vi garantiamo di essere noi stessi e di non avere buone intenzioni. Naturalmente non siamo fatti di metallo inerte, non aspettatevi solo sarcasmo, perchè sappiamo apprezzare terribilmente la poesia, la letteratura e la filosofia, tutte ben radicate nel nostro DNA.  Vi faremo divertire, vi strapperemo risate, lacrime, sangue e vi sconvolgeremo gli organi interni, nel bene o nel male. Col vostro permesso, si intende. Perchè anche voi fate parte del gioco. Seguite il nostro inchiostro oscuro e contorto.

Posted on 27 settembre '11 by , under Frammenti. No Comments.

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